Il docente riceve gli studenti su appuntamento.
Durante i corsi, riceve anche dopo le lezioni.
Quale formazione? Per quale giurista? La tesi della ricerca
iniziata lo scorso anno all’Institut d’Etudes Avancées di Parigi è che,
nell’attuale fase storica caratterizzata dalla crisi delle categorie giuridiche
moderne e da un’elevata complessità del diritto, l’educazione giuridica non
deve tanto mirare alla preparazione di tecnici dotati di una conoscenza
approfondita del diritto positivo (normalmente nazionale, come ancora per lo
più avviene), ma deve piuttosto preparare giuristi culturalmente attrezzati
(anche in materie non strettamente giuridiche), in grado di comprendere e di
gestire un diritto che cambia rapidamente e perciò dotati di un abito mentale
flessibile, di spirito critico e di capacità argomentativa, progettuale e
immaginativa. A tal fine, più che presentare soluzioni già confezionate da
memorizzare (norme, decisioni giurisprudenziali…), occorre promuovere la
capacità di costruire le soluzioni utilizzando le conoscenze acquisite durante
le lezioni e lo studio. Anche nel metodo d’insegnamento dovrebbe passare l’idea
che il sapere giuridico non è un sapere veritativo che fornisce certezze, ma
controversiale, opinabile e che le categorie giuridiche sono il prodotto della
storia e della cultura dell’epoca, non dogmi universali ed eterni.
Ermeneutica e diritto penale. Il diritto penale moderno dell’Europa
continentale si è costruito sul pilastro della legalità e sull’ostracismo del
diritto giurisprudenziale. Il suo codice genetico è quindi incompatibile con
l’ermeneutica giuridica che pone al centro della scena l’applicazione giudiziale
del diritto in luogo della legge, attribuendo all’interprete un ruolo
costitutivo del diritto. Le attuali trasformazioni del diritto penale,
specialmente di matrice europea, obbligano il penalista a confrontarsi con un
modo diverso di concepire l’esperienza giuridica, costringendolo a confrontarsi
con la prospettiva dell’ermeneutica. Un recente convegno che ho organizzato
all’Università di Padova su invito di Giuseppe Zaccaria è la prova che un tale
confronto è oggi non solo possibile, ma necessario (“Ermeneutica e scienza
penale. Un dialogo sempre difficile, ma, oggi, non più eludibile”, Padova, 6-7
maggio 2016).
----------------------------------------------------------------------------
Which Education? For
which Lawyer? This
research began last year at the Institut d'Etudes Avancées of Paris. The thesis
is that, in the light of the current crisis of modern legal paradigm, legal
education should not so much aim at preparation of technicians with in-depth
knowledge of positive law (usually national, as yet mostly the case), but
should rather prepare culturally equipped lawyers (also in not strictly legal
matters), able to understand and manage a law changing rapidly. Also in the
method of teaching should pass the idea that the legal knowledge is not a
truthful knowledge that provides certainty and that legal categories are the
product of history, not universal and eternal dogmas.
Criminal Law and
Hermeneutics. In
continental Europe, modern criminal law has been built on the foundations of
legality and the exclusion of judicial law making. Its genetic code is thus
incompatible with legal hermeneutics that set the judicial application of law
at center stage and claiming a constitutive role for interpretation. The
research retraces the difficult and agonizing path along which Italian criminal
law community has opened to hermeneutics in recent years, laying the groundwork
for the construction of a new scientific paradigm.